mercoledì 25 settembre 2013

Stella Jean: tra colori e atmosfere di viaggio, punto su di lei

Foto: marieclaire.it

In un momento di forti cambiamenti come questo (la parola crisi mi ha un po' stufato), credo sia fondamentale puntare sul rinnovamento, promuovere la creatività e soprattutto avere fiducia nelle nuove leve. Ed è strano dover parlare di Stella Jean come di una giovane emergente, considerato che questa ragazza di strada ne ha già fatta parecchia e riceve costantemente apprezzamenti dalle personalità della moda più influenti, ma ha esordito quest'anno nella settimana delle sfilate milanesi e il suo ingresso non poteva essere migliore. Ospite di Giorgio Armani (che a fine spettacolo ha ringraziato con una t-shirt che recitava "grazie Mr. Armani"), la stilista italo-haitiana ha portato sul palco un coloratissimo melting pot di culture, tradizioni e ispirazioni che ha stregato gli ospiti e ricevuto numerosi consensi, anche e soprattutto per la collaborazione con la Ethical Fashion Initiative promossa dall’International Trade Center dell’Onu per l'utilizzo di tessuti fatti a mano dalle donne del Burkina Faso.

La sfilata di Stella Jean diventa così un viaggio ricco di splendidi contrasti stridenti; mai come in questo caso l'aggettivo "etnico", spesso usato e abusato, ha ragione di esistere, per le ispirazioni africane e latinoamericane unite all'artigianalità della produzione tipicamente italiana. I colori e i tessuti ricordano paesi lontani e assolati, mentre i capi proposti si ispirano ai percorsi vacanzieri degli anni ’60, in giro tra la Costa Azzurra e la costiera italiana, in Lambretta, abbracciati al proprio uomo o in auto, con le gonne altezza ginocchio e tra i capelli splendidi foulard accarezzati dal vento. Tradizione e innovazione per un viaggio soprattutto del cuore, fatto di incontri e racconti alla riscoperta di patrimoni culturali apparentemente così diversi, ma perfettamente combinabili su una scena urbana contemporanea come la nostra.


Grande protagonista di questa collezione è il colore: combinato e trasformato in righe e stampe dalle fantasie accese e decorazioni luccicanti. Abbinato al tessuto wax, simbolo dell'Africa, viene utilizzato per capi e bandane e fa capolino tra le camicie Guayabera cubane, abbottonate o aperte per lasciare intravedere crop top, unite a gonne a ruota, pantaloni pattern dal taglio maschile, shorts o pencil skirt di ispirazione retrò. E' un continuo rimando al parallelismo tra il guardaroba maschile e quello femminile, dove blazer rigati di ispirazione legata ai college britannici, vengono posati su vestiti iperfemminili e raffinati, e décolleté si alternano a mocassini in wax e gros-grain a contrasto. 


E poi ci sono i dettagli, che fanno la differenza: cinture alte con grandi pendenti dorati a forma di animali, maxi bijoux anni ’50 dai tratti giocosi ma sempre raffinati, bandane e foulard, annodati tra i capelli insieme a fiori, avvolti come turbanti in wax o in pizzo sangallo o utilizzati con cappelli di foggia maschile e occhiali rotondi. Pochi giri di parole, sono di parte: per me a Milano vince Stella Jean.

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