mercoledì 6 ottobre 2010

Riflessioni post job meeting


Ieri mattina sveglia puntata ad un orario quasi improponibile e viaggio verso Bari con due amici per il job meeting organizzato da Trovalavoro.it e il Corriere della Sera. Una piccola fiera del lavoro, con tanto di stand, brochure, gadget e responsabili pronti a fornire ogni tipo di chiarimento sul proprio lavoro. Pensavo sarebbe stato un piccolo fiasco e che nessuno avesse avuto la soffiata e invece con mio grande stupore, l'ala del Politecnico adibita alla fiera era gremita di gente, più o meno giovane, laureandi o dottori novelli che ancora non sanno che fare del loro destino. La possibilità di lasciare il proprio curriculum e controllare le posizioni aperte delle aziende che esponevano, ascolotare i consigli dei responsabili della selezione delle risorse umane e tirarsi su con il morale (che di questi tempi ahimè è basso, molto basso) perchè ", (parole loro) di lavoro ce n'è". (???)

Ultimamente sono un pò suscettibile alla tematica del lavoro e del futuro e paradossalmente quello che è il cruccio degli ultimi tempi, la laurea che (ancora) devo conseguire, è diventato allo stesso tempo un'isola felice dove nascondermi per non pensare a che ne sarà di me nei prossimi anni. E così mille domande attraversano a raffica la mia mente ogni giorno e le risposte sono sempre molto incerte. Tipico della mia età o il frutto di questo periodo economico così grigio? Personalmente non riesco a  smettere di notare quanta poca fiducia venga riposta nei giovani, quanto poco spazio venga dato loro e quanta poca professionalità ci sia in giro.

E così ieri mattina ho visto gente di ogni età sperare in quella fiera come se potesse ottenere all'istante un incarico, ho visto giovani appena laureati sperduti e rammaricati e laureandi incerti sul proprio destino, ho visto tanto fumo negli occhi gettato da "esperti" del mestiere e poca concretezza, e la sensazione non mi è piaciuta affatto. Quanto a me vi ho preso parte come se fosse un servizio di orientamento, curiosa di camminare tra gli stand e sentire cosa aveva da dirmi tutta quella gente; ho anche lasciato qualche curriculum poco fiduciosa e nonostante al momento nessuna delle aziende ricercasse profili nell'ambito della comunicazione.

Nel frattempo solo il tempo potrà darmi ragione e a questo punto mi auguro di sbagliarmi di grosso, il che significherebbe una strada almeno un pò in discesa e un futuro meno incerto. Quanto alle domande che mi sono sentita ripetere in ogni stand, anche a rischio di sembrare scontata, sono sempre le stesse:

"E' disposta a sposarsi da qui? A trasferirsi dappertutto, al Nord, anche all'estero?"
"Conosce l'inglese? Abbastanza bene?"

Ecco, appunto, l'inglese. Oggi mi tocca la terza lezione. Del terzo anno!

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