Anna Wintour sottoscrive il Manifesto della moda: "Milano deve restare punto di riferimento creativo e di business"
«So benissimo di essere stata accusata di non amare Milano e addirittura di voler affossare la vostra settimana della moda per favorire New York e Parigi. Niente di più assurdo e sbagliato. È nell’interesse di tutti i protagonisti mondiali della moda che Milano resti il punto di riferimento creativo e di business che è sempre stato. Il vostro Manifesto, spero, stimolerà tutti gli italiani a tirare fuori orgoglio ed energie: Condé Nast America farà la sua parte».
Sono queste le parole del direttore di Vogue America, Anna Wintour, che oggi, in un' intervista al Sole 24 Ore cerca di attenuare vecchie e nuove polemiche e sottoscrive il "Manifesto della moda", lanciato dal quotidiano due giorni fa. Di questo appello all'orgoglio italiano e alla volontà di ripresa, la regina indiscussa della moda ammette di apprezzare soprattutto i punti che riguardano gli investimenti sul territorio, le risorse per la creatività e la formazione, in linea con il motivo della sua permanenza a Milano in questi giorni. Non solo sfilate per Anna Wintour: il direttore americano presenterà infatti all'Accademia di Brera cinque borse di studio sponsorizzate dalle più importanti riviste di Condé Nast America (Vogue, GQ, Vanity Fair, W e New Yorker), destinate a cinque studenti meritevoli di moda uomo e donna, cinema, arte e giornalismo.
Per capire il nesso tra queste affermazioni e la dichiarazione di intenti di Milano, è doveroso fare una premessa. Martedì 17 settembre: Il Sole 24 Ore lancia il "Manifesto della moda", volto a salvaguardare il nostro patrimonio culturale e ad affrontare la ripresa in un periodo non proprio felice dell'economia nazionale. Sei idee per restare al passo con i tempi, cogliere le sfide globali e fronteggiare la concorrenza delle altre capitali del lusso e delle multinazionali: 1) Investire sul territorio; 2) garantire maggiori risorse alla creatività; 3) puntare sulla formazione delle giovani leve; 4) offrire incentivi fiscali; 5) spingere sull'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese; 6) strutturare una solidarietà di sistema in cui le aziende leader si facciano carico di mantenere vivo e dinamico il sistema, incluso le eccellenze artigianali. A sottoscrivere il manifesto numerose personalità note del mondo della moda, come Giorgio Armani, Patrizio Bertelli (Prada), Ferruccio Ferragamo, Roberto Cavalli, Alberta Ferretti, ma anche Federico Ghizzoni (Unicredit), Mario Boselli (Camera nazionale della moda italiana), l'oncologo Umberto Veronesi, Claudio Marenzi (Sistema moda Italia), Enrico Cucchiani (IntesaSanPaolo) e Rossella Jardini (Moschino). Tutti pronti a rivendicare il ruolo di leadership che la moda italiana riveste nel contesto internazionale e disposti a prendere decisioni strategiche per rilanciare la creatività di Milano facendo in modo che possa essere da traino e ispirazione per l'economia del Paese intero.
Nell'intervista esclusiva al Sole 24 Ore, la Wintour fa riferimento al Manifesto e sottolinea l'importanza dell'Italia e della sua creatività nel mondo, motivo principale della scelta di coinvolgere più discipline nella consegna delle borse di studio. "Nessuno deve avere paura del futuro né del cambiamento, come forse succede a volte in Italia", continua, ma nonostante tutto, spinta alla riflessione, apprezza il modo in cui è stata accolta a Milano dal sindaco: "Non era mai successo che ci onorasse di un invito alla Scala, che per noi stranieri resta un mito e allo stesso tempo un luogo irraggiungibile". E poi, quasi a voler toccare un punto dolente di noi italiani, si sofferma sulla mancanza di partnership pubblico-privato concrete nel nostro Paese e su quanto poco l'Italia faccia per aiutare i giovani stilisti e le start up di moda. Il vero problema sta nell'individualismo che acceca gli italiani e che spesso impedisce di capire che la vera forza è nel gioco di squadra; non manca infine qualche parola sul timore degli stilisti italiani di concedere più spazio agli emergenti "Gli stilisti italiani affermati, che sono ormai entrati di diritto nella storia della moda, devono capire che aiutare i giovani, concedendo loro spazio e magari trasferendo un po' di esperienza e conoscenza, non toglierà loro nemmeno un briciolo di gloria e fama, ma anzi aumenterà il loro prestigio. Essere generosi con i giovani migliora l'immagine delle persone e di un Paese."
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